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martes, 17 de octubre de 2017

SENATORE BRASILIANO PARLA DI NIBIRU IN PARLAMENTO (VIDEO)

Giovedi 25 maggio, il senatore brasiliano Telmário Mota (PTB-RR), ha attirato l’attenzione dei parlamentari quando ha fatto il suo discorso, dicendo di aver avuto una segnalazione con una lettera da parte di uno dei suoi elettori. L’avvertimento del presunto arrivo del pianeta Nibiru in settembre di quest’anno. Nella lettera, come si può sentire nel video qui sotto, l’elettore afferma che un rapporto della NASA avverte che il pianeta Nibiru, o X cambierà il campo gravitazionale del pianeta, e con esso due terzi dell’umanità periranno. Il senatore ha usato le informazioni verso la fine del discorso per entrare in questioni politiche brasiliane (che tutti i brasiliani sono stanchi di ascoltare). Come era prevedibile, il discorso del senatore non è passato inosservato. Ovviamente, la NASA non farebbe mai una tale affermazione, anche se avesse scoperto l’approccio di un corpo celeste enorme, e nessuno sarebbe in grado di prevedere la quantità di esseri umani che rimarrebbero in vita sulla superficie del pianeta, se si verificasse un tale disastro. Non possiamo sapere se il lettore ha ottenuto le informazioni su Internet o prelevate direttamente dai server della NASA. Ma il senatore ha voluto comunque parlarne e non è da tutti. Come abbiamo già detto in vari articoli , anche l’autore David Meade, che ha scritto un libro su Nibiru intitolato “Planet X – The Arrival nel 2017” crede che Nibiru, o un pianeta con caratteristiche simili, arriverà nel nostro sistema solare quest’anno, e potrebbe anche entrare in collisione con la Terra, dopo essere stato spinto qui dalle forze gravitazionali di un ‘gemello “da una stella binaria del sole. Meade indica che Nibiru è estremamente difficile da vedere nonostante le grandi dimensioni vista la sua angolazione obliqua. Meade ha detto: “Naturalmente, questo sistema non è in linea con l’eclittica del nostro sistema solare, ma è venuto a noi da un angolo obliquo e verso il nostro Polo Sud. Questo rende le osservazioni difficili, a meno che non si sta volando ad alta quota nel Sud America, con una buona e potente macchina fotografica.” Ma non disperate ancora, perché non esiste alcuna prova scientifica a sostegno di tali affermazioni, anche se probabilmente non c’è lo direbbero comunque.

martes, 10 de octubre de 2017

Scoperto materiale organico sul pianeta Cerere

Sul pianeta nano Cerere sono stati individuati composti organici. I dati provengono dallo spettrometro VIR che si trova nella sonda Dawn della NASA. La scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a capire l'origine della vita nel sistema solare, visto che la presenza dei materiali ha probabilmente origine endogena. Mai prima di oggi si era avuta un’evidenza così marcata della presenza di molecole organiche alifatiche ( con atomi di carbonio a catena aperta) su un corpo celeste oltre la Terra da dati di missioni spaziali. Ecco cosa implica la scoperta. La ricerca parla in gran parte italiano. Gli scienziati infatti sono coordinati da Maria Cristina De Sanctis dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) presso l'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS). Un ambiente favorevole alla vita?? "Potrebbe essere un ambiente favorevole allo sviluppo della vita, anche se parlare di fenomeni precursori della stessa è un po' azzardato. La ricerca va avanti, ma indubbiamente abbiamo fatto una scoperta straordinaria" ha detto la De Sanctis. Anche Simone Marchi, ricercatore del Southwest Research Institute, e coautore dell'articolo spiega: “La scoperta di elevate concentrazioni locali di composti organici è intrigante. I dati mostrano la presenza su Cerere di minerali idrati contenenti ammoniaca, ghiaccio d'acqua, carbonati sali e ora composti organici: con questa nuova scoperta, Dawn ha dimostrato che Cerere ha gli ingredienti fondamentali per sostenere la vita”. Ma perchè c'è una presenza così importante di molecole organiche? Gli astrobiologi hanno elaborato due ipotesi. La prima si concentra sugli impatti avvenuti sulla superficie di Cerere di corpi celesti ricchi di tali composti, oggetti tipo comete o asteroidi. Ma l'ipotesi più avvincente è un'altra: la formazione di molecole organiche potrebbe essere avvenuta direttamente sul pianeta nano e sarebbe il risultato di processi chimici innescati da attività idrotermale. La presenza di una grande quantità di molecole organiche si concentra nella regione del cratere Ernutet, nell'emisfero Nord del pianetino. Il team italiano ora si sta concentrando nella ricerca anche in tutt'altra zona. Si vuole dimostrare che il materiale si è formato proprio sul pianetino e la scoperta, in altre zone, di altre molecole organiche, rappresenterebbe la ciliegina sulla torta. Infatti la presenza di quelli che noi consideriamo i "mattoni" che costituiscono molecole legate a processi biologici può aiutarci a comprendere meglio l'origine della vita nel nostro sistema solare e non solo. Cerere dunque dopo i misteriosi "punti luminosi" non finisce mai di stupire. Fonte: ufoonline

sábado, 7 de octubre de 2017

Gli astronomi hanno trovato "tracce" di vita terrena sulla Luna

La superficie della luna si è rivelata essere coperta da una gigantesca quantità di ossigeno, elaborata da piante e microbi, successivamente "staccatasi" dall'atmosfera della terra per il vento solare. Lo dicono gli astronomi in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Astronomy. Negli ultimi anni gli scienziati hanno cominciato a discutere l'ipotesi della panspermia, cioè l'idea che la vita possa essere stata inserita dalla Terra su altri pianeti del cosmo. Questa ipotesi, formulata dal famoso chimico svedese Svante Arrhenius, tuttavia, fino a poco tempo fa, non era seriamente presa in considerazione. La situazione è cambiata dopo gli esperimenti a bordo dei razzi russi di serie Bion-M, in pratica la possibilità comprovata di sopravvivenza dei germi in caso di caduta di un meteorite sulla Terra. Inoltre, gli scienziati americani hanno dimostrato che resti fossili di vita terrena potrebbero essersi "rotti" sulla superficie della Terra con gli asteroidi arrivati dallo spazio, come potevano cadere in passato sulla Luna, Marte e altri pianeti. Kentaro Terada dell'università di Osaka, Giappone e i suoi colleghi, hanno trovato le prime possibili tracce di vita sulla luna, studiando i dati raccolti dalla sonda giapponese Kaguya, durante il suo lavoro in orbita intorno alla Terra. Come dicono gli scienziati, ad aprile 2008, Kaguya era in un insolito punto dell'orbita, si trovava in realtà lungo una linea retta trasversale tra sole, terra, la stessa sonda e la luna, che si trova dietro di essa. Questo ha permesso agli studiosi giapponesi per la prima volta di osservare come l'interazione del vento solare, ovvero un flusso di plasma caldo, luminare, con l'atmosfera della Terra possa aver influenzato la Luna nel passato fino ad oggi. Le misurazioni, effettuate con l'aiuto dei sensori a ioni, in modo inaspettato, hanno rivelato che il vento solare, nonostante la Terra sia protetta da un potente "scudo" magnetico, genera un gran numero di ioni e molecole di ossigeno dall'atmosfera. La quota di isotopi pesanti e leggeri, il grado di ossidazione degli ioni, secondo gli scienziati, inconfondibilmente tipici dell'atmosfera terrestre, sintetizzato dai microbi, alghe o piante, generano ossigeno di origine biogenica. Una simile scoperta, come dice Terada, ha spiegato uno dei più antichi misteri della Luna. Secondo gli scienziati, le prime misurazioni della composizione del suolo lunare hanno dimostrato che esso contiene molto ossigeno "pesante", che dovrebbe essere molto poco nel plasma del vento solare. Si è scoperto che la sua fonte è la Terra, la cui atmosfera "bombarda" la luna di una grande quantità di ossigeno ogni volta che il nostro pianeta si frappone tra luna e sole. Secondo le stime degli autori dell'articolo, per 4,4 miliardi di anni passati dalla nascita dei pianeti del sistema Solare, la luna ha assorbito circa 106 milioni di tonnellate di ossigeno terreno. Come sottolineano gli scienziati, questa è una stima molto prudente, poiché in passato la terra e la luna sono state più vicine e lo scudo magnetico della terra non era così forte. Lo studio dei giacimenti di ossigeno sulla luna, come sottolineano gli scienziati, può aiutare a sapere come è nata l'atmosfera della Terra nel passato, quando sono apparsi i primi organismi fotosintetici, come è cambiata la concentrazione dei principali elementi di vita negli ultimi miliardi di anni

Il consigliere Claudio Ricci e gli ufo: contatto alieno entro il 2020

"Esistono un milione di rapporti, nel mondo, su avvistamenti di Ufo: 200.000 sono molto attendibili. Nel 2017-2020 l'annuncio dei Governi? Prepariamoci a questa evoluzione cosmica ed etico tecnologica". E poi: "Siamo vicini al contatto, ci sono molti segnali". A scriverlo sul suo profilo Facebook è Claudio Ricci, ingegnere (nel settore trasporti) e consigliere regionale umbro del centro destra, già candidato alla presidenza della Regione nel 2015 ed ex sindaco di Assisi. E scoppia la bagarre. La vicenda fa rapidamente il giro del web, finendo nei quotidiani locali come "Umbria 24" e perfino sul Fatto Quotidiano. L'uscita del consigliere produce una valanga di commenti, alcuni vengono cancellati, altri accusano l'uomo di essere fuori di testa: "Chi ti ha detto la data ?" si domandano. Molti difendono il politico, ragionando di come non abbia detto niente di scientificamente strano, ma ha solamente fatto una previsione. Inevitabile anche l’ironia di alcuni utenti. C’è chi chiede: «secondo te sono verdi? Hanno le antenne?». Oppure chi esorta: «Aiutiamoli nei pianeti loro!!!!!11!!!!1». E perfino chi la butta in politica: spero che potranno votarti alle prossime elezioni per togliere il Palazzo dalle mani della “sinistra”. Intanto Ricci è tornato sul tema e ha precisato: Mi sono solo limitato a dare dati di pubblica conoscenza ed ognuno poi è libero di interpretare queste situazioni nel modo che ritiene più adeguato. "Scientificamente - ha aggiunto - si è cominciato a prendere atto di questo fenomeno, con fonti istituzionali, militari e governative che oggi affrontano il problema e quindi non si può più far finta che il tema sia inseribile nelle stranezze di qualche appassionato di settore".

27. gennaio 2017 Xprize: ecco come Google vuole tornare sulla Luna entro quest'anno

Riparte la corsa alla Luna, ma questa volta la Nasa, protagonista delle missioni sul nostro satellite naturale negli anni Settanta, non c'entra. A promuovere la riconquista è invece Google. Il colosso web di Mountain View ha appena selezionato i cinque finalisti del suo "concorso" Google lunar Xprize: in palio 30 milioni di dollari per mandare sulla Luna un robot, fargli percorrere mezzo chilometro e ritrasmettere a terra un video in hd. Entro la fine del 2017. I cinque team di aziende spaziali private sono la Spaceil (Israele), la Moon Express (Usa), la Synergy Moon (internazionale), la Teamindus (India) e la Hakuto (Giappone), che hanno già sottoscritto un contratto di lancio. Google e Xprize (una fondazione non profit con sede a St. Louis, nata per incentivare le innovazioni tecnologiche) hanno deciso poi di suddividere un milione di dollari tra tutte le 16 squadre che hanno partecipato al concorso, tra cui anche il Team Italia (composto da Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università la Sapienza di Roma, Università Federico II di Napoli, Thales Alenia Space di Torino, Cgs-Compagnia generale per lo spazio e Techno system development). "Xprize e Google sono rimaste impressionate dalle attività di divulgazione realizzate dalle squadre in gara, e hanno quindi deciso di dividere fra tutti e sedici i team diversity prize il premio da un milione di dollari, come riconoscimento dei metodi unici e delle iniziative messe in campo da ciascuno di loro nel corso degli anni", spiega Chanda Gonzales-Mowrer, senior director del Google lunar Xprize. "Ognuno di questi team si è impegnato al massimo per dimostrare che non c'è bisogno di essere una superpotenza del governo per inviare una missione sulla luna, dando nel frattempo al pubblico la motivazione per interessarsi ai campi della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica". A tutte le squadre era stato concesso tempo fino al 31 dicembre scorso per ottenere un contratto di lancio. Xprize ha verificato la validità dei contratti per cinque squadre, che passano così alla fase finale del concorso. L'israeliana Spaceil tenterà di far rivivere l'emozione del programma Apollo viaggiando a bordo d'un vettore falcon 9 di SpaceX. Gli statunitensi di Moon Express puntano invece più sugli aspetti commerciali. Obiettivo del team internazionale Synergy Moon, del quale fanno parte 15 paesi, è arrivare sulla Luna con un lander e un orbiter. L'indiano Teamindus ha già un biglietto per viaggiare a bordo del Polar satellite launch vehicle di Isro, con decollo dalla base di Sriharikota, la stessa dalla quale è stato lanciato l'italiano Agile. Infine c'è il giapponese Hakuto, con il suo rover a quattro ruote pronto a chiarire il mistero di alcune buche lunari che potrebbero affacciarsi su tunnel di lava sotterranei. Repubblica.it

Tabby, un poliziesco in chiave stellare

A circa 1500 anni luce dalla terra, una singolare stella – denominata ufficialmente KIC 8462852 ma più conosciuta come stella di Tabby – ha catturato l’attenzione degli scienziati e l’immaginazione del pubblico con la sua luminosità stranamente fluttuante. Unico caso fra le oltre 200mila stelle misurate dal satellite Kepler della Nasa in quattro anni, la luminosità di Tabby è stata vista variare fino al 22 per cento in un giorno solo. Allo stesso tempo, uno studio delle lastre fotografiche pregresse ha rilevato una perdita di luminosità di circa il 20 per cento nel corso di un secolo, anche se una ricerca successiva ha poi confutato questo risultato, attribuendolo a effetti strumentali. Scartate le ipotesi relative a qualche tipo di manufatto alieno, ma non potendo ancora presentare una risposta esaustiva su cosa genera tali repentini cali di luminosità, i ricercatori si concentrano sulle ipotesi più plausibili. Che non sono poche. I risultati più recenti, basati su osservazioni delle sonde Spitzer e Swift, lasciano pensare che la presenza di una nube irregolare di polvere in orbita attorno alla stella possa spiegare i cali di luminosità, sia quelli di brevissimo periodo, che quelli riscontrati su intervalli più prolungati. Altri studi hanno suggerito che lo stesso tipi di oscuramento verrebbe esibito da una stella attorno a cui orbitano un pianeta dotato di anelli e un campo di asteroidi, oppure se la stella avesse recentemente sbriciolato uno o più pianeti. Quest’ultima eventualità avrebbe infatti portato la stella a brillare con più intensità, aumentando temporaneamente la sua luminosità a un livello da cui sta ora progressivamente tornando alla “normalità”, spiegando così la tendenza di lungo termine. Gli sbalzi improvvisi di luminosità potrebbero invece essere causate dai resti del pianeta (o pianeti) che passano in orbite ad alta eccentricità di fronte alla stella. Un mistero, tante ipotesi. Crediti: elaborazione Media Inaf su grafiche Nasa/Ames Research Center/Daniel Rutter L’ipotesi dello sciame di comete che passa periodicamente di fronte alla stella ha perso invece quota poiché non è stato osservato il bagliore infrarosso che dovrebbe necessariamente emanare dalla massa di polvere e detriti prodotti dalla disintegrazione delle comete. Una delle spiegazioni più semplici, ma anche più facili da depennare, sarebbe quella di un corpo celeste che eclissa parzialmente la stella. In questo caso, vista l’entità dell’oscuramento, l’oggetto in questione dovrebbe avere una dimensione stellare, esercitando di conseguenza una tale attrazione gravitazionale sulla stella da rendere totalmente evidente la propria presenza nelle osservazioni del moto stellare. Cosa che finora non è avvenuta. Un’altra ipotesi da mettere in bassa priorità è quella di una stella che si sta semplicemente esaurendo. Quella di Tabby è infatti un tipo di stella che sta fondendo idrogeno in elio nel proprio nucleo e si trova in un periodo della sua vita in cui dovrebbe aumentare la luminosità, piuttosto che diminuirla. Da bravi detective, le ricercatrici e i ricercatori che lavorano al caso non hanno subito scartato l’ipotesi che si potesse trattare di un glitch, un errore strumentale. Possibilità negata però da Doug Caldwell, del Seti Institute e scienziato progettista per la missione Kepler, per due motivi. In primo luogo, i risultati sono gli stessi su tutti i rilevatori del telescopio che hanno osservato la stella; in secondo luogo, gli enormi cali di luminosità erano già visibili in ogni singolo pixel attribuito a questa stella nelle immagini di Kepler, mentre solitamente occorre un’integrazione tra i vari pixel per misurare la luminosità totale di una stella. Peraltro, a partire da maggio 2017, la stella di Tabby si è esibita di nuovo con quattro repentini cali di luminosità inspiegabili, questa volta di intensità inferiore e con una durata tra cinque giorni e due settimane. Gli scienziati ora stanno elaborando questi nuovi dati, sperando di trovare la chiave per risolvere il mistero che avvolge questa stella.

La NASA torna sulla Luna, ancora una volta

La NASA, è ormai ufficiale, intende tornare sulla Luna. Ancora una volta: ma non solo nel senso di un ritorno dopo quasi 50 anni dall’ultima missione Apollo, piuttosto in un’alternanza di preferenze ormai quasi sospetta che le varie amministrazioni hanno dimostrato a turno e per un viaggio su Marte e per un ritorno al satellite terrestre. Con il passato alle spalle (e letteralmente, dato lo sfondo), il vicepresidente Mike Pence ha ieri promesso a chiare lettere di voler rinvigorire il programma spaziale delineato dal rinato National Space Council, inclusa una rinnovata enfasi per nuove missioni lunari con equipaggi. Pence ha presieduto il primo incontro del consiglio dopo la sua riapertura nel mese di giugno e in questa sede ha esortato la NASA a sviluppare precisi piani per missioni umane sulla Luna che serviranno come passo preliminare per l’esplorazione di Marte. Il National Space Council non è nuovo: era stato originariamente creato dall’amministrazione di George H. W. Bush nel 1989 e poi dimenticato nel 1993, ma la sua storia nel ventesimo secolo affonda le radici ancora più lontano: un National Space Council era stato alla base della transizione da NACA a NASA nel 1958 ed era stato presieduto da Dwight Eisenhower, per poi rimanere con funzioni di organo di indirizzo della NASA fino al 1973. Di fronte alla sua prima riedizione del ventunesimo secolo, Mike Pence ha formalizzato l’intenzione di guidare la NASA prioritariamente verso la Luna, dimenticando il Journey to Mars di obamiana e boldeniana memoria. Il consiglio, ancora primariamente rappresentato dall’amministratore da interim della NASA, Robert Lightfoot, ha accettato l’esortazione del vice presidente, comunicando che le raccomandazioni verranno incluse in una nota decisionale da sottoporre all’attenzione del presidente a breve. La richiesta di Pence, va detto, ha inquadrato le missioni lunari come passo fondamentale per la prosecuzione dell’esplorazione planetaria con equipaggi umani e in primis per future missioni su Marte, ma questo non toglie la forte impressione di una sorta di alternanza di preferenze collegate alle sorti elettorali del paese. Se l’amministrazione di George W. Bush aveva avviato il programma Constellation con un’intenzione prioritaria di tornare sulla Luna, l’amministrazione successiva ha puntato tutto sullo sviluppo di un viaggio su Marte con poche o nulle “intermediazioni lunari” (se non talvolta sottintese). Ora ci troviamo nuovamente, dopo un dibattito passato soprattutto per l’iniziativa privata, ad un rispolvero della Luna. Rivolgeremo il programma spaziale americano verso l’esplorazione umana e la scoperta. Questo significa lanciare astronauti americani oltre l’orbita bassa terrestre per la prima volta dal 1972. Significa stabilire una presenza americana rinnovata sulla Luna, un obiettivo strategico vitale. E sulla base dell’esplorazione lunare l’America sarà la prima nazione a portare l’umanità su Marte”. L’idea di tornare con equipaggi umani sulla Luna o in orbita lunare è stata salutata con particolare entusiasmo da alcuni membri del consiglio durante l’incontro durato circa due ore e mezza. Dave Thompson, presidente e CEO della Orbital ATK, ha affermato che la NASA e le aziende partner dovrebbero essere fortemente stimolate nell’accelerazione dello sviluppo di SLS e di Orion. Questo a fronte di ritardi ancora reiterati, con un primo volo dotato di equipaggio che non si prevede prima del 2021 e più realisticamente nel 2022. Gwynne Shotwell, CEO di SpaceX, dal canto suo ha offerto un supporto per la realizzazione di una base di appoggio lunare, dichiarando che «questo è il momento per azioni decise e coraggiose». Questo pochi giorni dopo che la proprietà della stessa azienda, Elon Musk, menzionasse una base lunare come una delle potenziali destinazioni del suo futuro BFR. Le dichiarazioni assertive di Pence, che non intende lasciare l’America seconda in nessuna corsa spaziale, sono da un lato un tentativo politico per ricostruire fiducia nel pubblico social della NASA, deluso dopo l’accantonamento del viaggio su Marte venduto insieme a molti prodotti di consumo (libri e film come The Martian sono un esempio), e dall’altro un appello all’iniziativa privata, sempre più motivata a lanciare proclami di nuove operazioni più o meno visionarie. Tuttavia gli esperti di settore così come il pubblico scientifico hanno percepito questa sorta di effetto “pendolo” delle varie amministrazioni americane. La perplessità risiede nel fatto che nel rimpallo tra Marte e Luna, con una stazione spaziale in orbita lunare come terzo incomodo, si finisca per non andare da nessuna parte. I programmi cancellati o rivisitati con pesanti restyling ormai si sprecano e la partnership privata, al di là delle visioni reali ed irreali di Musk, fatica a trovare una direzione comune e soprattutto fondi concreti per finanziare le proprie iniziative (a volte troppo grandiose). La NASA ad oggi non ha ancora un sistema di lancio autonomo verso la Stazione Spaziale Internazionale e il programma Commercial Crew ha subito pesanti riduzioni di finanziamento dal 2015 (con il risultato che SpaceX e Boeing non avranno un volo inaugurale prima del 2019). Il progamma SLS/Orion va a rilento, come conseguenza di investimenti non sufficienti per l’esplorazione umana dello spazio da parte di diversi governi, inclusa la presidenza Obama. Eppure abbiamo visto il vice presidente, il segretario di stato e altri membri di spicco del governo insieme ai più importanti dirigenti delle imprese private discutere di spazio riuniti in un incontro dedicato allo scopo. Potrebbe non essere sufficiente, ma è in parte simbolico e i simboli nel contesto americano hanno pesato e pesano ancora. Di certo Mike Pence si è preso un impegno preciso nel programma spaziale americano. Sarà da vedere se sarà in grado nei prossimi mesi, insieme al National Space Council, di dare le risposte che tutti si aspettano in merito alla direzione che l’esplorazione spaziale umana degli Stati Uniti d’America dovrà prendere. Fonte: ASTRONEWS

SENATORE BRASILIANO PARLA DI NIBIRU IN PARLAMENTO (VIDEO)

Giovedi 25 maggio, il senatore brasiliano Telmário Mota (PTB-RR), ha attirato l’attenzione dei parlamentari quando ha fatto il suo discorso,...